San Petronio – Bononia
L’iconografia tradizionale da sempre vede San Petronio,
protettore di Bologna, vescovo alla metà del quinto secolo, vestito con i
paramenti episcopali con mitria e pastorale. Rispetto ad altre figure consimili
di antichi pastori assurti alla santità, Petronio si riconosce dal fatto che
tiene in mano una riproduzione della città turrita di Bologna, riconoscibile
per le due torri, l’Asinelli e la Garisenda. Questa iconografia è talmente nota
che Toni Pecoraro, nella sua incisione, si limita a porre al centro dell’immagine
la possente, sicura e rude mano, fortemente ombreggiata, che regge una
riproduzione della Bologna medievale tra rievocazione e fantasiosa
immaginazione, con una obliquità che dà immediatezza al gesto quasi irruente,
ma anche un senso di precarietà. È la raffigurazione della Bologna di un tempo
ormai perduto, lontano e mitico, di un passato che si vorrebbe presente, ben
augurante e protettivo.
Distesa, sulla parte inferiore del foglio, la veduta
della Bologna attuale con ben riconoscibili torri, cupole ed edifici
monumentali, con una sua fisica adesione al reale, per cui ne possiamo
immaginare le strade e i percorsi del nostro quotidiano.
Da un cielo, attraversato da onde d’aria inquiete, sorge
di nuovo un’immagine di un’altra Bologna, più ampia, più complessa, lontana,
che trasforma segni che la rendono riconoscibile in presenze dell’immaginario,
con terreni stratificati come se fossero rocce arcaiche compatte di aria. Il
tutto si dilata in spazi che si distendono verso un Appennino immaginario dove
la silhouette di San Luca fora il cielo, accostandosi alla mano che sembra
ricadere in basso del santo patrono, in un ambiguo gesto tra protezione e
volontà di sostituzione della rappresentazione che regge con la città reale e
quel-la inventata orientata a San Luca. Nel cielo intorno un labirinto di
nebulose, più che di nuvole, si muove con una agitazione che dà il senso dello
scorrere veloce del tempo. Da queste scie di nebbia escono stelle ricadenti
come palloncini o in esplosioni come fuochi d’artificio. Un quarto di luna
sembra davvero una falce mentre alcune stelle hanno raggi in diagonale come ad
indicare i punti cardinali di una mappa sconvolta e per noi non facilmente
individuabile né decifrabile, rendendo il tutto precario ma anche fantastico,
fatto della materia dei sogni.
Marzio Dall’Acqua