Christ-Lapis III

Christ-Lapis III

160
Christ-Lapis III
, 2022
acquaforte
mm. 350x500, tiratura 34 esemplari

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Acquaforte su lastra di microzinco.

Dopo aver preparato una lastra di zinco per la tecnica dell’acquaforte, ho eseguito delle linee orizzontali adoperando come righello alcune lame del seghetto apposito per metalli, e come punta un ago dentro a un portamine, ottenendo così un segno ondulato. Per non rovinare la lastra incerata è importante proteggerla con della carta, azione apparentemente banale, ma estremamente importante al fine di garantire una nitidezza di lettura dell’immagine.

Seguendo lo schema che si adopera per l’acquatinta (1 parte di acido nitrico 42 Bé e 12 parti d'acqua), ho adoperato come tempi di morsura la successione di Fibonacci.

Sequenze di riferimento:

30 secondi +

30 secondi +

60 secondi +

1 minuto e 30 secondi +

2 minuti e 30 secondi +

4 minuti +

6 minuti e 30 secondi +

10 minuti e 30 secondi +

17 minuti

Nicola Miceli, le opere degli incisori dell’ALI.

Il modello dell'incisione Christ-Lapis III di Toni Pecoraro è il piccolo dipinto Velo della Veronica (o Testa di Cristo) conservato nel Getty Museum di Los Angeles, una testa di Cristo coronata di spine, nel giorno della passione. Il viso è plasticamente definito dal gioco delle ombre e delle luci, ma la morbidezza degli impasti, i toni smorzati e la finezza degli sfumati lo rendono dolce, come disposte alla parola le gentili labbra socchiuse. Perché il dipinto prende il titolo dal velo sul quale rimase impressa l'immagine del suo volto, quando nel calvario una donna, Veronica, gli asciugò il sudore? Perché nel dipinto il margine del vestito e il tessuto del fondo sembrano fare velo con la delicatezza del volto del Cristo. E come tale li ha assunti Toni Pecoraro che ha compiuto sull'icona del Cristo un'operazione concettuale di riduzione grafica dei valori pittorici alla diafana consistenza d'un corpo smaterializzato, di un'impronta figurale, un doppio come osservato attraverso il diaframma d'un velo. Sorprendente, ammirevole mi pare il modo per rendere sul metallo con il segno inciso quella diafana impronta sul velo che il suggello del torchio, altra impronta sull'impronta, dovrà restituire. L'icona incisa in lieve morsura sulla lastra, Pecoraro la vergherà integralmente di linee incise a tramare la rada tessitura d'un velo, che filtrerà il nostro sguardo per accordarlo in essenza visiva, allo sguardo del doppio essenziale del Cristo.

Nello spirito di Correggio, Annuario dell'ALI 2022 (pag. 151).

 

 

 

Giuseppe Adani, studioso del Correggio, scheda sull'opera che Toni Pecoraro ha realizzato per la mostra e la pubblicazione dell'ALI "Nello spirito di Correggio".

TONI PECORARO

Nato a Favara (AG). Vive e lavora a Montefiore Conca (RN)

Christ-Lapis III, acquaforte 500 x 350

Descrive l'autore:

"Dopo una rigatura estremamente attenta della lastra incerata, seguendo lo schema che si adopera per l'acquatinta (1 parte di acido nitrico 42 Bé e 12 parti d'acqua) ho adoperato come tempi di morsura la successione di Fibonacci. Sequenze di riferimento:

30 secondi + 1 minuto e 30 secondi + 6 minuti e 30 secondi +

30 secondi + 2 minuti e 30 secondi + 10 minuti e 30 secondi +

60 secondi + 4 minuti + 17 minuti.

L'ispirazione per questo straordinario lavoro è germinata in Toni Pecoraro dalla reale intensità di meditazione sul "Volto di Cristo" del Correggio: una mirabile tavoletta, ora al J. Paul Getty Museum di Los Angeles, dove il genio emiliano ha concentrato l'intima personalità del Dio incarnato nel momento in cui, salendo al calvario e coronato di spine, si volge verso le donne di Gerusalemme a testimoniare con parole e con uno sguardo vivido e intenso la propria volontà del sacrificio supremo. In tale momento, come suggerisce decisamente il pittore, una delle seguaci asciuga con un telo il viso divino e ne riporta l'impronta come un ritratto. Si tratta dunque del conclamato "velo della Veronica" che diviene così il documento parlante della drammatica vicenda narrata nel vangelo di San Luca (23, 28).

Da tale percezione artistica viene la risoluzione del Toni di conservare nella sua lastra la caratteristica del velo, della visione recondita di una verità profonda e sempiterna che supera la consistenza stessa della tattilità per divenire e per restare un sussulto spirituale al di sopra del tempo. Una scelta rarissima, forse unica nel panorama incisorio internazionale di oggi. Un pezzo che avrà una tiratura breve e segreta. Un lavoro delicatissimo del quale è bene conoscere quanto l'Autore dice, come abbiamo sopra riportato, e come spiega l'Annuario dell'ALI nel bel testo di Nicola Micieli (pag. 151).

Riprendendo il colloquio con il Correggio il Maestro incisore si è affiancato ad un suo sommo collega, lontano nella storia, ed ha dimostrato come l'arco delle grandi opere possa oggi rivivere con una efficacia che convince ed abbraccia ogni spirito attento nel contesto della nostra modernità.

G. A.